Tutto accadde nella notte di un gelido gennaio remoto, mentre
fuori una tormenta di neve fitta ed incessante aveva imbiancato
i tetti grigi delle case ed i campanili delle chiese barocche,
seppellendo impietosa, ogni spazio millimetrico del mondo
conosciuto di quel paesino antico di montagna, isolandolo ancor
più di quanto esso non lo fosse gia' per natura atavica.
Il cielo era grigio cenere, talora cangiante in viola pallido
illusorio, per il riverbero fuggevole della fioca luce dei
lampioni , che gemevano, perché scossi dal vento.
Esso infatti sembrava annunciare in modo eloquente che la bufera
di neve copiosa ed incessante avrebbe dimorato a lungo in quei
luoghi, conferendo peraltro al paesaggio un fascino romantico
moscovita, tanto caro agli scenari descrittivi di Tolstoi.....
In una casa piccolo borghese,posta su una strada maestra, dai
tre balconi pieni di gerani e di begonie
, la luce timida di un lume occhieggiava da uno di essi, che
aveva le imposte romanticamente semichiuse .
Nella stanza da letto di esso , un braciere vetusto i cui
tizzoni accesi ed infuocati avevano alimentato il calore soffuso
, scaldava ancor più l' idillio amoroso di due coniugi amanti
sempiterni, che stavano per scrivere un nuovo capitolo della
loro meravigliosa storia d' amore.
Ho desiderato più volte di saperne di più su quel concepimento,
per mia facolta' legittima, invocando le creature in senso
figurato, testimoni di quei momenti di emozione impareggiabile,
come la neve, il vento e la bruma incombente su ogni casa, che
gioirono tanto nel vivere quella realtà di passione e di
tenerezza. Tuttavia essa rimase invocazione inascoltata, vox
calmantis in deserto , poiché anche per le intemperie vale il
detto solenne ed irreversibile: " Esser non si più di una
volta".
Fausto Nicolini ai suoi amici e conterranei di Buccheri
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